Wednesday, August 31, 2005

Lotta alla Contraffazione e Contraffazione del Diritto

Come sicuramente sapete, il Governo Italiano ha emanato una serie di nuove Leggi a difesa dei "marchi" e del "Made in Italy" (http://www.parlamento.it/parlam/leggi/decreti/05035d.htm e http://www.parlamento.it/parlam/leggi/05080l.htm). L'inondazione di servizi televisivi e giornalistici su questo tema non ha permesso a nessuno di continuare a vivere nella propria beata ignoranza. A questo punto, si impone una analisi di queste leggi.

L'Articolo 1, Comma 7 del Decreto Legge N° 35 del 14 Marzo 2005 (Convertito in Legge dalla Legge 80 del 14 Maggio 2005) recita:

"7. Salvo che il fatto costituisca reato, e' punito con la sanzione amministrativa pecuniaria fino a 10.000 euro l'acquisto o l'accettazione, senza averne prima accertata la legittima provenienza, a qualsiasi titolo di cose che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per l'entità del prezzo, inducano a ritenere che siano state violate le norme in materia di origine e provenienza dei prodotti ed in materia di proprietà intellettuale. La sanzione di cui al presente comma si applica anche a coloro che si adoperano per fare acquistare o ricevere a qualsiasi titolo alcuna delle cose suindicate, senza averne prima accertata la legittima provenienza."

In pratica, per difendere la posizione di privilegio in cui operano da sempre le grandi aziende occidentali del settore, si arriva a minacciare apertamente il povero cliente che, applicando la legge fondamentale del Libero Mercato, acquista il prodotto che fornisce il miglior rapporto appetibilità/prezzo.

Secondo l'analisi di persone sicuramente più competenti di me (Ben 19 Camere di Commercio Italiane e 4 "aziende speciali" riunite nel progetto "Rete dei Centri di Informazione per la diffusione della cultura brevettuale", vedi: http://www.infobrevetti.camcom.it/contraf.html), si ha contraffazione del Brevetto quando si verifica una delle seguenti situazioni:

1) La violazione più evidente si ha nel caso in cui l'invenzione brevettata divenga oggetto di imitazione letterale. Tale contraffazione viene denominata contraffazione integrale o letterale.

2) Si può, comunque, violare il diritto di brevetto anche attraverso un'imitazione soltanto parziale dell'invenzione altrui. In tal caso le due invenzioni hanno in comune alcuni elementi essenziali volti a configurare una contraffazione non integrale.
Si incorre in un'attività illecita anche nel momento in cui si riproduca la medesima idea inventiva; tale fattispecie giuridica, di natura meramente giurisprudenziale, prende il nome di contraffazione per equivalenti.

3) Persino nel caso in cui il terzo apporti all'idea inventiva dei miglioramenti egli incorre nella sanzione prevista per un atto di contraffazione in tal caso denominata evolutiva.

4) L'attività giurisprudenziale straniera ha elaborato una nuova figura di contraffazione detta indiretta, attualmente non prevista dal nostro sistema normativo. Rientrano in tale fattispecie la produzione e la vendita di pezzi di ricambio non sottoposti a brevetto, che per essere operanti si avvalgono di una procedura già brevettata, ed inoltre i nuovi usi di un composto già noto. Il titolare del brevetto, in entrambi i casi, potrà convenire in giudizio l'utilizzatore, ma soltanto nell'ipotesi in cui l'invenzione in oggetto sia destinata ad un uso industriale e strumentale, non quindi finale ed a puro scopo privato.

Se il primo caso non presta il fianco a critiche, mi sembra evidente che tutti gli altri non potranno essere accettati a lungo dalla comunità internazionale e dai nostri interlocutori commerciali. Per capire il motivo di questa mia convinzione, prendiamo il caso delle famose borse con la "texture" delle antiche carte geografiche prodotte e distribuite da un famoso marchio italiano (http://www.alvieromartini.it/html/pelletteria.html).

Secondo la legge italiana, si compie il reato di Contraffazione di Marchio in tutti i seguenti casi.

1) Se copiate "alla lettera" una Borsa di Alviero Martini. Fin qui nulla da obiettare. Si tratta di un plagio evidente.

2) Se create un nuovo modello di borsa e vi stampate sopra una antica carta geografica. In questo caso, si ha una imitazione parziale (quella della texture). Vi prego di notare che la carta geografica non è una creazione di Alviero Martini.

3) Se create un nuovo modello di borsa e vi stampate sopra una carta geografica completamente diversa da quelle usate da Alviero Martini, ad esempio il reticolo di strade ortogonali di New York o la mappa della metropolitana di Parigi. In questo caso si ha una contraffazione della idea inventiva.

4) Se create un nuovo modello di borsa, partendo dall'idea di Alviero Martini, e vi apportate dei miglioramenti, ad esempio inserendovi un GPS che accende un LED sulla cartina per segnalare la vostra posizione corrente sulla superficie del pianeta. In questo caso, si tratta di una Contraffazione evolutiva.

5) Infine, in Europa, ma non ancora in Italia, si incorre nel reato di Contraffazione anche producendo fibbie di ricambio per le borse in questione.

Secondo la mia modesta opinione, di fronte a questo genere di leggi, non ha più senso parlare di lotta alla contraffazione. Semmai, è il caso di parlare di contraffazione del diritto. Queste leggi sono soltanto l'ennesimo, patetico tentativo di difendere una lunga serie di privilegi ormai inaccettabili nel nostro mondo post-WTO. Come si può giustificare la pretesa di proteggere dalla "contraffazione" una "idea inventiva"? Dovremmo forse pagare le Royalties alla Grecia per lo sfruttamento del Teorema di Pitagora? Come si può giustificare la pretesa di proteggere le "evoluzioni" di una idea? Dovremmo forse pagare le Royalties a qualcuno per lo sfruttamento dell'evoluzione dell'idea di carretto che noi oggi chiamiamo automobile?

La concorrenza del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) può far paura, ma non è certo questo il modo di affrontarla (Per un approcio più sensato a questo problema vedi: http://www.federconsumatori.it/robin%20web/maggio/contraffazione.htm). Ormai è tempo che i nostri industriali smettano di parlare di Libero Mercato in politica (privatizzazioni e stato-azienda) e vadano invece a praticare il liberismo e la concorrenza sui mercati internazionali. Là fuori c'è spazio per tutti.

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